Queste note parlano, parlano di inespressioni, incomprensioni. Cantano alle tue orecchie prima, al tuo cervello dopo, cose che tu non muovi a fare, cose che esistono solo qui, dove tu riesci ad essere anche migliore. Parlano chiaramente non puoi non sentirle, non puoi ignorarle; divinità celata sui tasti di un pianoforti e sugli arrangiamenti che poi nel buio della solitudine sono.
Da lì che sento l'impossibile avvenire, grazie a quella natura per definizione; ci si attacca a tutto, alle lacrime per abbassare la pressione con la lancetta sul danger, altrimenti; poi di nuovo sogni di altro, immagini di te-non-te come hai sempre voluto, quel voluto come in una foto del passato ormai andato. perso.
L'immobilità torna a far visita con la sicurezza del suo dolore e dei suoi rimpianti, ogni volta non è niente se non la benvenuta.