Forever Lost

Ogni qualvolta mi perdo dietro di te, di voi e conseguenti manie depressive. Ogni volta comincio a scrivere dell'infinità che c'è dietro, dell'impossibilità di perderla per la via. Ogni volta mi chiedo come accade, come posso farcela a non smollicarmi per strada. Ogni volta qui mi ritrovo. E da qui mi perdo.

domenica 11 dicembre 2011

quel giorno in quel paese con la neve, io non c'ero.

E' sbagliato cercare a tutti i costi, sensazioni vagamente paragonabili a ciò che era prima? o per qualche strano motivo evoluzionistico, bisogna andare a parare altrove?


chi lo dice, dov'è scritto che non si può mai e poi mai guardare indietro? certo bisogna saperlo fare ed io non sono in grado, certo, però perché non posso quasi misurare tutto quello?
Io consapevole che alcune persone non debbano e non possano tornare ad essere parte della mia vita, cerco insistentemente quello che loro e solo loro son riuscite a dare, e allora? come faccio?


questa sera ci sono talmente tante domande che non so proprio come farò ad uscirne vivo, non so come facciate i più di voi, come fate? vi sposate con i vostri passati pesanti, vi re innamorate con i vostri sorrisi leggeri, ma niente vi impedisce di andare avanti, di soffocare nella vasca.


Giuro che non la voglio tutta questa cenere addosso...non la voglio proprio, questo periodo vorrei tutt'altro...per esempio vorrei sentirmi ghiacciare in un materasso buttato per terra ed essere stra emozionato per una cosa apparentemente nuova, essere incantato da luci di Natale, avere tutto il giorno dopo per pensare al resto che non sia quell'istante.
Se solo avessi la certezza che niente potrebbe minimamente avvicinarsi a certi ricordi e a certa sensibilità degli occhi ai colori, porrei fine immediatamente a tutto questo trascinamento di pensieri e carne.

domenica 27 novembre 2011

come io non mi troverò mai.

Cercano un po' tutti di sopravvivere, credo ci sia più senso di sopravvivenza di quanto non credessi, più che stupidità. Credo che tutti cerchino faticosamente(o meno, qui sta la stupidità) un angolo nel mondo.
Un po' come succede per le mie regole o tentativi di stare al mondo o di godere di qualcosa ma ad uno stadio molto più reale e condiviso con altri esseri umani. Tutti quanti si sforzano di andare avanti, anche quando non è scritto sia necessario, non so bene come renderlo a parole, è più qualcosa che vedi, due o tre azioni che ti rivelano l'essenza.

ieri finita la partita, tutti e dico tutti avevano persone venute lì per loro con cui alla fine si sono soffermati a parlare o altro; io no, perché non ce ne sono e non ce ne sono anche perché non ho mai permesso che succedesse. In quell'esatto istante ho sentito profondamente la mia estraneità a tutto e un po' è pesata.

mi chiedo quando smetterò di non accettare i compromessi come fanno tutti, quando smetterò di vivere in pensieri incompatibili col mondo. Quando farò "come fanno tutti".

domenica 20 novembre 2011

scendere dalla vita.

Ho letto il titolo di questo libro e sono rimasto folgorato: "scendere dalla vita", come fosse un treno in corsa, come se potessi scegliere effettivamente, decidere come e quando, cosa e perché. Mi ha reso un tantino libero il pensiero felice di non essere una marionetta. Poi però le domande si sono susseguite velocemente, risposte nessuna, teorie tante: mi son chiesto se non fossi comunque schiavo di me stesso, non di una divinità (in quel caso sarei giustificato, come potrei affrontarla), ma schiavo di me, dei miei pensieri, delle mie teorie appunto.

non importa in quanti ti dicono sei bravo, carino, capace...il tuo giudizio su di te non cambierà e ti condizionerà a vita, facendoti perdere il perdibile.

è angosciante, ma si cerca di lottare contro, contro se stessi. Questo precisamente è a consumarti.

venerdì 9 settembre 2011

 

Soffochi nell'attimo e nel caldo che fa a sentirsi parte di qualcosa di sbagliato, nel essere consapevoli, alla sua manifestazione, della cattiveria e della stupidità che gira tutt'intorno a te come cerchi di fumo; e allora non ti viene da dire: -nessuno mi capisce! sono l'unico al mondo con questi problemi!- no, ti viene da piangere, non perché sei poco uomo da affrontare le cose e fottertene, ma perché c'hai quel cazzo di cervello spalancato sul mondo e i suoi comportamenti. è una malattia.

Non mi sento l'unico, non ho piacere nel sentirmici non gioisco, non mi sento speciale; sento l'enorme peso dello schifo, dei rapporti umani, di quelli che dovrebbero essere persone con cui camminare per anni, quali poi?
sono capace di amare, non dico neanche affanculo tutti, alle volte c'è anche della speranza immotivata, il problema è subito dopo quando arriva l'interazione con la realtà. non esistono fughe, non esiste paese in cui sia diverso, non esiste solitudine che non accentui il problema stesso; non c'è via d'uscita ed il petto mi si stringe forte, verso la schiena quasi a volersi unire, quasi a eliminare tutto l'inmezzo.

chiudere gli occhi e vedere se continua a fare male, che non è un male che dici -àhia- o -oddio non ce la faccio più, è un male che dici -cazzo posso sopportarlo non fa male, ma fa cambiare-, chiuderli per vedere come andare avanti.
Perché l'unico modo di andare avanti è rimanere immobili.



lunedì 29 agosto 2011

mozzarelle, il gusto amaro di problemi e tanto altro.

non so più fare niente, neanche il sesso neanche amare per un po', giusto quello spazio breve per sentirsi parte di qualcosa. lo faccio e lo scrivo con le lacrime agli occhi, oramai sembra veramente tutto perduto, colpa di un passato pesante e un presente disagiato.

nel gusto amaro dell'altra sera pensavo alla musica che c'era, pensavo a quanto fosse strano, pensavo a lei di nuovo come un fantasma e niente di più; poi il pensiero di avere qualcosa che non va o altre cazzate...per finire che ci sto a fare non lo so neanche io.


Quanto vorrei fosse tutto diverso, magari come qualche tempo fa. è stupido ammetterlo.

giovedì 7 luglio 2011

more than everything.

succede che mi fermi a pensare a certe infinità legate ad alcune persone, alcune soltanto: se adesso ci sono, ora in questo istante, non essendoci amore che ci lega né altro, possono esse far parte di una proiezione abbozzata di futuro? io in acuni casi - vorrei precisare che sono pochi e si contano su un dito- vorrei che fosse così, quantomeno mi dà un sensetto di pace momentanea, fino al momento in cui non vengo pizzicato ed il prurito mi sposta velocemente da quello stato a un altro.


io vorrei distaccarmi da certi pensieri perchè li credo inutili nello stato attuale delle cose, della mia vita e dei miei rapporti. rischio l'errore banale, il buco nell'acqua che sembrava ciambella. Così non è, non è mai, il senso di ridicolo invece aleggia sopra e ti senti idiota.

Il suo sorriso occupato ruba spazio senza che lo sappia, quel luminoso fa il suo dovere nell'oscurità che sono sempre state le mie notti, quella gioia percepita dà sollievo ad un futuro solo immaginato come possibile e attuabile, lei non lo sa e io sono un'idiota.

L'essere soli è una componente ormai fondamentale per avvicinarsi a me, paradosso esistente, bisogna essere quel tot disperati e bisognosi di un niente in cui gravita la nostra esistenza. E mi sembra sia così, mi sembra che ne abbia, ma mi sento idiota a pensarlo ogni volta che del nuovo.

forse ne ho solo tanto bisogno, più di quanto sia disposto a credere; forse quel gigante di pietra ti ha veramente lasciato dalla morsa in cui ti teneva, forse ho solo bisogno di guardare ora che sono libero di muovermi; forse, forse è solo una creazione della mia mente:
 

io non esisto, -devi dire che esisti!- ehmm...io sono; io sono; io sono.

domenica 10 aprile 2011

ci vorrebbero mille post, singoli, separati.

Ho immaginato il peggio, in quel istante. lì da solo, nel momento impensabile quando proprio non era necessario né, tantomeno, possibile. Io ho pensato al peggio, come sempre, ho tirato giù acqua ho strofinato gli occhi e lo sconforto avanzava come la marea copre la spiaggia rimanente, fino a lasciare solo gli scogli e niente più.
Quando arrivi agli scogli è come il fondo del pozzo o del barile non c'è più niente, e non è come dicono: "puoi solo risalire", no, puoi solo rimanerci...e allora i collegamenti dei tubi si creano da soli, i fumi sembrano arrivare e pervaderti l'anima, puoi piangere ma è arrivato il momento, non puoi sfuggurgli, arriverà anche per me questa nobiltà? non si riesce a nascondere la paura, come non si nascondono le lacrime negli occhi, ho avuto tanto di cui disperarmi e molti pensano sia un capriccio, un tentativo di evadere le responsabilità, autocommiserazione.
In quel momento, in quei momenti, vuoi solo tirarti addosso i motivi del tuo essere, distruggere la normalità (ogni oggetto vorresti che sparisse); un box, la macchina, il motore acceso, i fumi e quella voglia di far sparire tutto, che niente potesse servire, che gli errori di una vita qui abbiano influenzato tutto il dolore di una vita lì; la stessa voglia tua di concludere un cammino iniziato male e neanche continuato, fallendo le possibilità di ricominciare che ci hanno concesso.
Fortunatamente o il suo contrario, non erano le 4:48.
bisognerà aspettare.

domenica 27 marzo 2011

soltanto.

il risvolto negativo e ansiogeno, le ansie. di cosa? di tutto ciò che può essere, io mi prendo solo la parte peggiore senza vivere quella migliore. ma come cazzo è che sono finito così? da quando?
non ho neanche più rabbia d tirare fuori, questo è uno stato al quale sono assuefatto, e nulla lo può cambiare.
Son due giorni o poco più, che ovviamente visto come sta il mio cervello, ho ripreso a mancarmi quello che erano anni fa, le persone i luoghi i gesti, un semplice trasloco che allora sbuffando non calcolavo, ora mi è alla mente come idea felice e nuova e invidio chi lo accompagna con diversa partecipazione.
Sicuro, loro non sono degli stupidi, io sì; loro non sono degli illusi, io sì.
non mi è concesso niente, né un pensiero felice, né una speranza di cose felici...quand'è che basta? quando potrò avere la tranquillità di arrivare ad un esito negativo senza che esso sia una costante e, quindi, una paura altrettanto stabile e presente?
comincio a stancarmi, ho solo tre match ball in scala di difficoltà, se non ne metto a segno neanche uno il crollo porterà qualcosa d'altro.
è come una storia mai vissuta ma percepita come finita e andata male

domenica 20 marzo 2011

forgiveness.

Paura, e sempre lei. 
Intorno, sento che la mia mente potrebbe entrare in vortici che al solo pensiero è ansia e sussulti. Tornare indietro non è contemplato, solo vedere la fine di tutto questo o bloccare l'orologio a l'ora precisa della decisione di finire tutto. autodistruzione. autoestinzione.
vuoi una cosa o l'altra, oggi su qualcosa, domani su altro, i vortici mentali abbracciano e si espandono su tutto con mio, sempre più, lieve controllo...
ancora, di nuovo, in cerca di qualcosa che possa fondere i miei piedi al suolo, lo necessito come non mai. il cambiamento che accoglievo dentro di me con immagini felici, è così difficile da portare avanti, così difficile crederci e sperare, una lotta continua contro se stessi, lato bianco e nero...sempre.
non c'è illuminazione senza sofferenza, né interesse e compatibilità (lo dico così, per convincermene, )

ricordare ricordare ricordare.

lunedì 21 febbraio 2011

comparazione da film: tra tutto quello e tutto quello che la realtà.

Accade nei film, accade a me, spesso, ora più che mai.
Non so se si ha presente, la comparazione ad inquadratura separata: da una parte la aspettative, dall'altra la realtà (500 days of summer, non faccio il vago).
Qui da una parte l'audacia ingigantisce le aspettative e la realtà è molto più brutale e appiccicosa che nei film, sì, non riesci a scrollartela via, ti segue, puoi fare tutto ma non cambieresti d'una virgola. comincio a credere che non servirebbe neanche staccarsi via pezzi per riuscire a mandarne via un po'. ma è tutto da verificare ancora.
non mi apparterrà mai, questa realtà che vede molti di voi -con mia somma invidia- muoversi e giocare così bene, lei non mi ha ed io non ho lei con la semplicità che c'è nella violenza più atroce. rispondere alla violenza con altrettanta spontaneità ed efficacia, al mondo stesso. è possibile? sì, solamente in un modo, estremo.
vorrei raggiungere l'estremo e vedere com'è, sentire cos'è, per giocarmi tutto o niente. che di niente sto parlando. dell'estremo vuoto lasciato da vuoti, del silenzio, quello nn piacevole. del rumore che fanno i denti stretti. del rumore che fa un corpo che cade a terra. restando fermo dov'è.

domenica 23 gennaio 2011

tornati al 16.12

Sono sempre lo stesso. non sono cambiato, gli stessi errori, le stesse ansie ora si abbattono su di me sotto forma di malesseri fisici, non depressioni difficilmente calcolabile e quantificabile "esteticamente": tosse, sindrome da iperventilazione, nausee, vomito, fitte continue alla testa, perdita di memoria e distrazione continua e preoccupante.
Ho paura, fortemente, che non sia tutto casuale che in fondo quella voglia di sentire a tutti i costi "qualcosa" sa percepita dal proprio corpo e che esso, bontà sua, si prenda carico di farti avere quello che chiedi insistentemente.
La stanchezza prende il sopravvento, la senti crescere negli occhi, gli stessi che non si chiudono con altrettanta velocità per riposarsi o dormire, gli stessi che non si umidificano più, se non con sforzi sovrumani. Si fa sentire, nelle ore in cui non dovrebbe, si mischia l tempo creando un budino fastidioso, odioso, al contempo pesante e appiccicoso, una trappola dalla quale non vuoi quasimai uscire se non fosse che per qualche colore e odore sorprendentemente falso, si riveli, poi, dopo.
Ancora non imparo neanche la prima regola del gioco, ancora qui a non sapere da che verso si apre la scatola e si ripongono le carte, dov'è questo e dov'è l'altro. ancora così.
Sempre meno cose vengo a stupirti nell'angolo che ti sei scelto apposta, serve altro? tanto comunque, che cosa aggiungerebbe?
Il buon inizio, sono io, ho raggiunto il momento in cui niente e nessuno può arrivarmi vicino, in quello spazio romantico che è a 10 cm da me, guardo tutto da una prospettiva diversa guardo me muovermi nel mondo ma io ne sono fuori, spettatore...è capitato così, come un dono questo, mai più ci saranno sofferenze, se qualcosa deve restare sarà qualcosa che è scalfita nella testa o qualcosa che ti prende per i piedi da quella prospettiva e ti riporta giù, qualcosa di potente che nessuno vedrà mai o avrà visto mai. sarà mia e per sempre, qui e nell'altra prospettiva, con me.