Forever Lost

Ogni qualvolta mi perdo dietro di te, di voi e conseguenti manie depressive. Ogni volta comincio a scrivere dell'infinità che c'è dietro, dell'impossibilità di perderla per la via. Ogni volta mi chiedo come accade, come posso farcela a non smollicarmi per strada. Ogni volta qui mi ritrovo. E da qui mi perdo.

giovedì 5 settembre 2013

demoni e ancora demoni, poi nella testa.

Combatterli ogni giorno da quel giorno, è diventato estenuante, difficile e richiede ormai ogni cellula del mio corpo. 
Ora più che mai sono affamati, sanno come colpire e hanno gli occhi verdi. verdi come il vetro trasformato dal mare sulla spiaggia.
Mi mettono lei davanti, cercano di distruggerla e con lei distruggere me, ora non so più quanto è colpa loro o quanto delegano a me tipo sicario che scopre di dover uccidere persona a lui cara. ecco, in questo caso scopro con gioia che il nome è il mio.

Anche se mi danno più tregua di allora, sento che lavorano da dentro e vorrei solamente mandarli via, convincendo me stesso che posso farlo con la sola forza della mia mente. così non è.

Se c'è lei, loro indietreggiano e si fanno da parte per poi attaccarmi nel momento in cui sono solo e debole. Sento piccole lacerazioni allo stomaco e mi sento impotente. ho di nuovo paure sparse. tutte sparse.

lunedì 6 maggio 2013

è nato tutto oggi.

cominciò sul divano di casa dei miei genitori, un divano una volta bellissimo, ora sformato e con la pelle rovinata. Io ero sdraiato lì e guardavo verso il corridoio, poi è arrivata anche lei e da lì il delirio.

Sono passati gli anni e il delirio è rimasto come forma alimentante dell'essere, ed ha preso forme particolari, invisibili. Non puoi più circoscriverlo. non puoi.


ma i giorni come questo me lo ricordano come fosse ieri, mi fanno riassunti veloci come in punto di morte...e mi viene solo da lacrimare davanti allo schermo...odio dover rivivere tutto e riviverlo male, odio dovervi perdere tutti così, senza poter fare nulla, mi distrugge ogni anno di più...adoro sentire lo scorrere del dolore di tutto questo sulla pelle, ma odio doverlo fare su di voi.

Ho anche dejavu di scene passate con voi, di ritorni impossibili dall'aldilà, immagino situazioni e mi giro di colpo, oppure persone che potrebbero essere e non sono, solo per la particolarità che loro respirano mentre tu no, e mentre lei non lo so neanche.


chiedersi se non fossi nato come sarebbe stato, è tanto inutile quanto sacrosanto. così come lo sarebbe morire.

il fermo mosso.

Si cambia ogni momento, ma è un processo lento quello  che ti porta a prenderne coscienza.
Ora c'è qualcosa che è diverso, un processo inverso che mi farà odiare ad un certo punto, ancora me stesso. ma tant'è.

una nuova dimensione di confusione contemplativa, nulla per cambiarla, nulla per fermarla. Abitudine al suo caos, familiarità e abilità nel viverci dentro, queste le doti sviluppate a fior di ansie e di errori vitali a cui porre fine.
E non so se riderne o piangerne, per adeso mi sembra un passo avanti:

stare. fermo. lì.

martedì 8 gennaio 2013

my home is my head.

ho visto, e vedo tutt'ora come si appare quando si è inadatti. Ho visto, tutto lo sforzo che si fa per far andare bene le cose, per crederci veramente.
Ho visto persone non entrare per niente nella vita dell'altro, ma li ho visti fare finta di nulla, amarsi e volersi tenere vicini.
I miei occhi non riescono a vedere altro, pare. Sono rimasto stupito di come questo accada, l'ho invidiato e adesso cerco di capire come funziona, studio i meccanismi. Ma senza successo.


Lo invidio adesso e non mi fa schifo, che io stia mutando in una creatura fantastica?
Fatto sta, che ero lì sulle rotaie e guardavo, guardavo tutto, compresa lei e non riuscivo a fare nient'altro che domande, come i bambini speciali e fastidiosi.

Era tutto nuovo e diverso, ma non ci capivo nulla. Volevo stare dall'altra parte anche solo per un po', ma sembra sempre che nella mia mente sia tutto più bello di quello che poi arriva o c'è. è una maledizione questa. Non può essere altro


La mia mente ha la capacità di non vivere mai nel presente, e di rendere speciale solo il ricordo.
Faccio un viaggio, che so e lì mi annoio o rompo le palle, a distanza di qualche mese il suo ricordo comincia ad essermi felice e rimane lì come tale ed io a mangiarmi le mani per non averlo vissuto in quel modo.

così è sempre, in più ora c'è tutto un turbinio di voglie che solo la vergogna mi ferma dall'affermare a gran voce.

c'era la voglia di essere al loro posto e di avere e saper rispondere a quelle domande che lei faceva di continuo, farlo, anche, con quei gesti che non son più familiari come un tempo.

ecco questo.