Forever Lost

Ogni qualvolta mi perdo dietro di te, di voi e conseguenti manie depressive. Ogni volta comincio a scrivere dell'infinità che c'è dietro, dell'impossibilità di perderla per la via. Ogni volta mi chiedo come accade, come posso farcela a non smollicarmi per strada. Ogni volta qui mi ritrovo. E da qui mi perdo.

sabato 27 febbraio 2010

Disconnessione.

Dei ricci, oggi. un sorriso. Folla, caldo tra le mani. luci veloci e lontane.
Colori, ieri e forse domani. attesa di qualcosa di certo, di già avverato, ieri. Ogni sguardo lasciato è, oggi, perso. Ieri era guadagnato alla causa.

Suoni. Mai stati più sicuri di oggi. ieri, un casino, un accozzaglia di idee e frammenti. Indefinibile stallo e/o blocco.
Mi manca Ieri, come mi manca Domani, da soffrirne il desiderio, certe volte, solo quelle. bastano.

Con questa sicurezza nella testa ho voglia di immergermi nella folla, solo che il mio corpo rifiuta ogni forma di avvicendamento, rifiuta la sua stessa essenza.
Sembra come: "polvere sei e magnesio tornerai". una roba simile, una nebbia estiva, di quelle: "ma che cazzo è, lo sai che quando c'è nebbia credo di amarti di più?"
Ecco cos'è. al solito perle sul rosa.

venerdì 12 febbraio 2010

Chissà se i morti usano internet.

Mi sono chiesto per molto tempo cosa avessero certi individui, le loro facce. Capitava che non riuscissi ad odiarli o semplicemente nella mia mente facevano breccia come cannonate, posizionandosi lì dove si posizionerebbe una carezza.
Facce grandi, capelli nerissimi in acconciature molto italo-americane. baffi. Me lo sono chiesto, ma con altrettanta velocità mi sono fatto passare l'entusiasmo e la ricerca di risposta.
Ieri la folgorazione banale: assomigliano tutte a quella faccia che è di mio nonno, la stessa faccia che è talmente sbiadita da poter essere confusa con qualsiasi altro ricordo. la sensazione di quella faccia, quella no. sta qui e lì.
Mio nonno è l'unico defunto per il quale riesco ancora a piangere, per il quale è impossible non nutrire rispetto e ammirazione anche "sei piedi sotto".
Un morto capace di essere stimato, tutt'ora, compianto e rimpianto. sono sicuro che lui adesso ci sarebbe stato. considerazione poco rischiosa.
Lo ricordo con buste della spesa più grosse ed alte dei suoi 180 cm - più o meno,- lo ricordo in macchina e avvolto in una nube grigia di pareti e fumo colpevoli di averlo ucciso. uccidendo la mia famiglia. ecco, sì, la mia famiglia credo sia morta lì.

Se anche avessero internet credo che lui non ne avrebbe familiarità. farebbe altro.

lunedì 1 febbraio 2010

le due finestre aperte.

Due finestre aperte: il futuro che saresti e potresti. Due donne con cui passeresti i diversi futuri. Due finestre appunto.
Due conversazioni. Cuori da una parte, medicine e malattie nell'altra.

Tutto è buio, nell'attimo proprio in cui faccio luce. Una cosa è certa: ho smesso di averne paura, diversamente dai miei 4 anni. ho cominciato ad averne della luce. Vedere ogni singola ombra o dettaglio è sconvolgente. sapere che se mai ci fosse un burrone non potresti superarlo nè risolverlo; vedere l'indifferenza di un oggetto di una foto, verso di te che l'hai creato che l'hai scattata. le persone che erano con te.
Il passaggio sulla corda è indolore fino a quando non esce il sangue. fino a quando il sangue non esce non senti e nn fai sentire -stasera è delirio.
Le due finestre sempre lì, si chiudono senza preavviso con saluti veloci, altre senza nemmeno quelli. Il treno della musica, intanto, viaggia sempre ad una certa velocità, ad una certa inclinazione di dolore, ad una percentuale di rock. Alle volte on credo di essere io quello che vedo, così distante da ciò che ho in testa: torno a casa e mi maledico per le cose non fatte o quelle fatte e fatte male, stupidamente. non è un moto migliorativo, solo cenere in un camino.

Poi ti scopro così donna ed indipendente, scopro che così devono essere le cose, che va il mondo, e mi sento spiazzato e, come un bambino, trascurato dal tuo modo maturo di stare al mondo. quasi non ci fosse bisogno di me. è così.
Ma ti scopro ancora più affascinante, l'unico pensiero capace di crearne altri, non solo negativi. Capace di commutare le interferenze di quelli che prima, in segnali di reazione verso di te e quelli che poi, prevalentemente, sono i tuoi colori. La cromoterapia, io ci andrei sottissimo, già è così. è stato così.