Forever Lost

Ogni qualvolta mi perdo dietro di te, di voi e conseguenti manie depressive. Ogni volta comincio a scrivere dell'infinità che c'è dietro, dell'impossibilità di perderla per la via. Ogni volta mi chiedo come accade, come posso farcela a non smollicarmi per strada. Ogni volta qui mi ritrovo. E da qui mi perdo.

lunedì 31 maggio 2010

intervento all'americana.

Mi sei venuta a trovare 'sta notte. Eravamo ad un consulto psicologico in coppia: che ci facevamo lì noi due che una coppia non siamo?
Era per riconciliare l'andato male, lo scomposto, l'incrinato, il rotto, il frantumato al suolo, il polverizzato dalle macerie; insomma l'inesistente ormai più. Al solito domande poste male, tentativi di cavare cose che incavabili, malizie espressive di chi ti siede davanti, parziali discorsi di parte con opinioni e giudizi inevitabili al genere umano: errori di valutazione poco inclini all'aiuto.
Si parlava di come ricomporre quell'inesistente di cui sopra, si recriminava ancora al tavolo di una pace che non si era raccontato come voluta.
Insomma prediche ai deserti, acqua nei bicchieri bucati fino a quando, l'intervento di una figura esterna dotata di capelli a caschetto credo di colore chiaro, non abbia sciolto i dubbi asserendo: " credo che sia posto male il tutto, il concetto dal quale partire è questo: siete qui, per l'esistenza di una vostra piccola parte che lo vuole". Niente da eccepire una semplice intuizione.
Dopo altre cose irricordabili, ti sei alzata e mi hai chiesto: "mi dai il tuo numero, come faccio a rintracciarti?". Ricordo di aver polemizzato di rimando qualcosa, ma la risposta più giusta ora sarebbe: "MAVAFFANCULO!"
Dormi bene Riccardo, dormi.

giovedì 27 maggio 2010

Un libro, un film, anzi, due: "danza!"

Ho perso la vena dello scrittore, prima ancora di averla trovata del tutto. e qui giù sconforto che tira sassolini sulla finestra di amarezza che ormai è fidanzata con sfiducia.

Oh, io sono fortunato come nessuno direbbe mai, mi viene spesso indicata la via, mi vengono spesso lanciati segnali -tipo i sassolini sulla finestra ma più casuali e senza preterintenzionalità- Il libri mi dicono di danzare, un film mi ripete di farlo perché chi non lo fa è una persona infelice e me lo ripete dalla bocca di lei, un altro cerca di combattere il mio rifiuto verso tutto e a spronare, quindi, a danzare. Tutto è metafora e tutto colpisce dove deve: come i sassolini che poi alla fine la fanno affacciare.
Ringrazio, tiro giù qualche lacrima e penso a chi ci sia dietro tutto ciò. Penso a come dovrei collegare io i miei fili, a come connettere le diverse cornette, a come non sbagliare numero un'altra volta, tutto complicatissimo. In quanto allo sforzo di pensare non sono secondo a nessuno, ciò che mi manca sono nozioni di "danza moderna", il ritmo ci sarebbe pure.

Ecco però che Makimura mi fa incazzare, per i personaggi così complessi e complicati, strani, da ritrovarcisi e specchiarcisi; però loro no, loro si buttano con facile difficoltà, i loro pensieri non bloccano, loro sono l'evoluzione del pensiero, e qui ci rimani di merda.

Allora io provo a danzare come lo farebbero loro, ma lo faccio sempre tra le mura della mia testa e quando riesco ad uscire mi sembra che abbia danzato qualcun'altro (e poi non oserei chiamarla danza è qualcosa di più rozzo e impacciato) e lo maledico per quasi tutto, o altre volte non provo più granché. La cosa più bella è stata la mattina sdraiato da solo al sole di villa Torlonia: ha qualcosa di speciale che non riesco a comprendere, entro lì e immagino una vita migliore, sempre mai che non sia così; le persone che vedo mi sembrano tutte degne d'attenzione e sorrisi. Ecco lì mi concedo un opzione al tasto erase e sempre lì.
Lì non ho amato, non ho ricordi di qualcuno o qualcosa, né di momenti felici. Forse è questo: anche lei dalla sua mi spinge a smettere di tirare sassi alla finestra e mi dice di muovermi verso l'inesplorato, mi dice: "danza!"


martedì 4 maggio 2010

Cosmic Love (Love you, Florence!)

Vi darebbe fastidio se nell'atto di fare l'amore per la prima volta con uno sconosciuto, lui avesse lì, pronti i preservativi?
Se fossi donna lo troverei fastidioso, come, essendo uomo, trovo fastidioso che loro non si risentano di questo. Sono strano? poesse.
Quindi si sappia che per me nulla è semplice, per me nulla è aria fresca; non lo era neanche quando i polmoni erano puliti e a piena capacità. Si sappia che posso rovinare tutto ciò che intravedo positivamente, tutto solo per il gusto di vederlo crollare, per paura o certezza di non esserne all'altezza. Devo cominciare con la meditazione trascendentale.

Ormai l'aria fresca o la leggerezza le vedo miraggi lontani. Troppo complicato quello che gira nella testa, troppo tutto. Mai troppo bello. Sempre troppo doloroso, anche quando non ce n'è motivo, anche quando il difficile sarebbe trovare del doloroso. Anche quando è tutto semplice: uscire di casa, incontrare una che dice di amarti, chiederle come sta, baciarla, camminare con lei, ridere, bere birra, tornare verso casa sua, ribaciarla, salire con lei, fare sesso e dormire con lei, alzarsi la mattina senza morte dentro, alzarsi e non provare nausea dal volto che hai vicino. Sempre la stessa storia.
Mi viene in mente di quanto non sia adatto a te né a nessun'altra, per mancanze mie, per assenza di dati positivi su me stesso. Qui è l'Africa dei sentimenti e delle sensazioni, qui manca tutto ma è e non è colpa nostra, c'è e non c'è la voglia che sia diverso, sarebbe e non sarebbe la stessa cosa se qualcosa cambiasse. Vorrei veramente prendere delle strade diverse, ma la mia lotta non so quanto di cosmico abbia e quanto margine di cambiamento mi sia dato e quanto sia solo sudore nel vuoto.
Da sempre provo ad affrontare i grandi dilemmi uno per volta, a risolverne (o meglio a vederne passare) uno per volta, ma sempre faccio un buco nell'acqua. E mi stupisco quando qualcuna persona mi trova interessante, dio solo sa quanto mi stupisco e quanto fingo di non esserlo. Diamine è assurdo! Se solo si sapessero i miei pensieri in quell'istante. Che risate.
Cioè, mi dico, io non faccio mai nulla e non sono mai nulla di così definito per poter suscitare interesse, non dimostro anche un solo briciolo di interesse per quelle persone (non credo di esserne così capace ultimamente), mi chiudo quasi sempre ormai non amo parlare di me, rispondere a domande personali, non lo faccio quasi mai: passo per un completo inetto o ometto parti fondamentali della mia esistenza senza accorgermene, solo perché personali e non adatte al mio interlocutore. Poi diciamoci la verità, non saprei che dire neanche a me stesso.

Parlo sempre di 'sta musica che mi ha cambiato l'esistenza, ma poi in concreto cos'ha fatto? Ha creato più giri di fumo nel cervello, ha fatto si che mi ponessi più domande e avessi più dubbi: contribuendo all'inadeguatezza VERA, ha strappato via pelle e l'ha gettata via, a volte vicino a qualcuno; mi ha lasciato ogni giorno il ricordo di quel pezzo lanciato talmente lontano da non sapere dove; mi permette, nonostante tutto di perdonarci e di sperare in qualcosa che sia aria per tutto; nello stesso tempo mi toglie anche l'ultima speranza. No way.
Tutto questo è un bene?